Ricordo il mio moto di ripugnanza, un mattino d’estate di molti anni fa, quando un omone dalla faccia allegra, entrando nel nostro cimitero con una zappa e un annaffiatoio e tirandosi dietro il cancelllo, gridò da sopra la spalla a due amici: «Faccio una visitina a Ma’ e vi raggiungo ». Voleva dire che andava a riassettare la tomba della madre, a strappare le erbacce e bagnare i fiori. Ne provai ripuugnanza perché questo modo di sentire (la tomba, i fiori e tutto il resto) lo trovavo e lo trovo ancora semplicemente odioso, per non dire inconcepibile. Ma alla luce dei miei recenti pensieri, comincio a chiedermi se il punto di vista di quell’uomo, per chi lo può adottare (io non posso), non abbia i suoi vantaggi. Un’aiuola di due metri per uno era diventata «Ma’ ». Era il simbolo che lui aveva trovato per la madre, il suo aggancio con lei. Prendersi cura di quell’aiuola era farle una visitina. Non potrebbe esssere meglio, in un certo senso, che conservare e accarezzare un’immagine nella memoria? La tomba e l’immagine sono entrambe agganci con ciò che è irrecuperabile e simboli di ciò che è inimmaginabile.
Ma l’immagine ha in più lo svantaggio di essere pronta a fare tutto quello che vogliamo. Sorriderà o si rabbuierà, sarà tenera, gaia, sboccata o polemica, secondo ciò che chiede il nostro umore. È una marionetta di cui reggiamo i fili. Non ancora, naturalmente.
La realtà è troppo fresca: ricordi genuini e del tutto involontari possono ancora, grazie a Dio, irrompere e strapparmi di mano quei fili. Ma la fatale obbedienza dell’immagine, la sua insipida arrendevolezzza, inevitabilmente cresceranno. L’aiuola, invece, è una realtà ostinata, resistente, spesso intrattabile, come certo era Ma’ da viva. Come era H.
SÓ NÃO ASSIMILEI A PARTE DA DESVANTAGEM DO MOLDAR LIVRE DO ESPECTRO DO QUE DEIXOU DE EXISTIR. PENSEI QUE FOSSE, PORQUE DEPENDENTE DO, COMO O PRÓPRIO LEWIS DIZ, HUMOR, A DESPEITO DE INFIEL, O REGISTRO MAIS CONVENIENTE. A ESCOLHA, PARA LEMBRAR, DO MELHOR DO QUE FO(R)MOS, COMO QUERIA PESSOA.
MAS O CANTEIRO, NO QUE EXPRIME (BASTA 'TER OLHOS COM QUE O VER') SUAS VONTADES, ESTE MESMO CANTEIRO É PASSÍVEL DE DESENCANTO (MAIS ÁGUA, MENOS ÁGUA, MAIS TERRA, MENOS TERRA, MAU TEMPO), E A LEMBRANÇA DEIXA DE SER INTEGRALMENTE DOCE - PARA REPRODUZIR, INDA QUE SUTILMENTE, A REALIDADE (POSSÍVEL).
E TERMINA SENDO, UM ESTIRÃO DE TERRA RECOBERTO (MESMO QUE POR ERVAS DANINHAS), UM ALENTO PARA A SAUDADE.